Mappa e specifiche del percorso
Durata | 3:15 h |
Difficoltà | intermedia |
Distanza | 9.2 km |
Quota della partenza | 1117 m |
Quota dell’arrivo | 1436 m |
Dislivello | 470 m |
Data escursione | 16/02/2025 |
L’escursione
La colma di Sormano lascia sempre l’imbarazzo per la scelta tra le numerose escursioni che qui si possono intraprendere. Questo luogo è sicuramente noto agli appassionati di ciclismo, poiché il muro di Sormano è stato più volte incluso nel giro d’Italia, e agli studiosi di astronomia, in quanto ospita l’Osservatorio Astronomico Sormano.
Dopo aver posteggiato l’auto in uno dei parcheggi a pagamento, si può passare dal bar ristorante “La Colma” per caricarsi con una bevanda calda o una brioche. Oggi vogliamo raggiungere la cima del monte Palanzone, dunque ci incamminiamo su per l’ampio prato che inizia proprio davanti alla cupola bianca dell’osservatorio. Oggi è una giornata particolarmente nuvolosa, dunque non avremo modo di scoprire i panorami che saranno velati dalle nubi, ma non ci scoraggiamo, anzi, la prendiamo come scusa per tornare un’altra volta con il cielo sereno. D’altronde ritornare a percorrere sentieri già noti è a suo modo un piacere, e ci permette di scoprire che anche i luoghi più e più volte battuti hanno spesso qualcosa di nuovo da regalare.
Dopo soli 10-15 minuti di ascesa, superata la piccola cimetta del monte Falò, ci troviamo già a un bivio. L’itinerario che propongo è quello indicato anche in questo percorso di komoot. Imbocchiamo la mulattiera sulla destra, che sale più dolcemente del sentiero sulla cresta a sinistra.


È febbraio, e non tardiamo a trovarci costretti a indossare i ramponcini. La mulattiera infatti, dopo una mezz’ora, inizia a inclinarsi abbastanza da rendere difficoltoso il passo sulla neve. Come a ricompensare la nostra determinazione a proseguire nonostante le condizioni meteo sfavorevoli, il cielo ci concede un brevissimo sprazzo di azzurro e di luce, abbastanza per riaccendere gli animi, prima di richiudersi dietro una coltre bianca impenetrabile.


Arriviamo così al monte Croce, a 1352 m e proseguiamo comodamente fino alla bocchetta di Caglio, da cui inizia l’ultimo anello della camminata. Di nuovo teniamo la destra, e veniamo accolti da un ampio sentiero in falso piano, ideale per intavolare animate chiacchierate tra compagni di viaggio, che ci porta fino al rifugio Riella, dove troviamo diversi altri escursionisti caduti in preda al seducente menù a base di polenta. Ma una rapida occhiata alla via direttissima che ci attende, non lascia spazio a dubbi: mangeremo quando saremo in vetta, o con il pranzo sullo stomaco non la raggiungeremo più.
Inerpicatici per 20 minuti, il terreno erboso riprende a digradare verso una sagoma di obelisco: la piccolissima cappella del monte Palanzone a 1436 m. Sbatacchiamo sonoramente la campana rituale per festeggiare il nostro traguardo e finalmente intavoliamo il sudato banchetto. Pare si possa godere anche di un ottimo panorama da quassù, ma purtroppo non posso testimoniare a riguardo.



Riappacificati gli stomaci, riprendiamo la marcia baldanzosi, consapevoli che da qui la giornata sarà tutta in discesa. Anche la nebbia ha un certo fascino, soprattutto quando ammanta boschetti e radure nel suo intrigante alone di mistero. I ramponcini tornano di nuovo utili nel perdere quota in sicurezza.


Raggiunta nuovamente la bocchetta di Caglio, prendiamo la sinistra per tornare sui nostri passi. I più ardimentosi possono anche invece prendere la destra per allargare un po’ l’anello e ricongiungersi comunque alla fine del percorso. Concludiamo così l’anello, e torniamo alla Colma per una calda cioccolata con panna. Il bilancio calorico complessivo forse sarà intorno al pareggio, ma i nostri cuori serberanno in sé le sensazioni di questa camminata anche quando torneremo a casa.
La pianta del giorno
Non sono un esperto di botanica, anzi tutt’altro, ma ammiro e invidio chi riesce a riconoscere e nominare le piante che incontra sui sentieri. Dunque mi sono proposto di fotografare una pianta in ogni mia escursione, e una volta a casa di identificarla per costruirmi nel tempo un bagaglio minimo di conoscenza.
Riesci a riconoscere questo cespuglio spinoso dai rametti rossastri, bacche rosse e annerite e piccole protuberanze spugnose?



Clicca qui per scoprire la risposta!
La risposta è: Rosa Dumalis!
Se hai pensato che fosse una Rosa Caninca, non posso darti torto: la somiglianza è talmente forte che sono quasi convinto sia una Dumalis, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Ciò che mi fa propendere per questa ipotesi, sono diverse osservazioni:
- i cinorrodi, ossia le bacche rosse, sono più allungate nella Rosa Canina, più tondeggianti nella Dumalis
- le spine sono più uncinate nella Canina, più dritte e robuste nella Dumalis
- la Dumalis è più comune in alta quota, sopra i 1000 m
Per essere assolutamente certi però, bisognerebbe attendere la primavera e osservare le foglie: la Rosa dumalis ha foglie composte da 5-7 foglioline più tondeggianti, con dentatura più marcata, colore più opaco e scuro, e stipole aderenti al picciolo, mentre la Rosa canina ha foglioline più ovali e allungate, margine meno dentato, colore più lucido, e stipole più larghe e distaccate. Ebbene sì, oggi impariamo anche che le stipole sono le due piccole appendici fogliari che si trovano alla base del picciolo di una foglia.
E quelle specie di spugne giallastre che troviamo tra i rametti? Ebbene, qui la questione si fa inaspettatamente interessante. Si tratta di boccioli di Bedeguar, chiamati anche galle del cinipide della rosa. Sono delle strutture spugnose che si sviluppano sui rami di alcune specie di rosa selvatica (come la Rosa Dumalis) a causa dell’infestazione di una piccola vespa, il cinipide della rosa (Diplolepis rosae).
Come si formano?
- In primavera-estate, le femmine della vespa depongono le uova nei giovani germogli della rosa.
- Le larve che nascono rilasciano sostanze chimiche che inducono la pianta a formare il tessuto spugnoso della galla, che le protegge e nutre.
- La galla cresce e assume un aspetto piumoso o arruffato, spesso con colori che vanno dal giallo al rossastro.
- Durante l’inverno, le larve restano all’interno della galla, svernando fino alla primavera successiva, quando sfarfalleranno come vespe adulte.
Alla prossima avventura!
Bellissima esposizione del percorso. È immersiva, come se mi trovassi all’interno del diario di un montanaro!
Apprezzo poi moltissimo la mappa con annesso il profilo altimetrico e le informazioni più quantitative del percorso.
Utile anche il fatto di poter scaricare il file gpx della camminata per poterla metterla su Samsung Health per tracciare la camminata in diretta!
Veramente un ottimo lavoro, continua così mastro Lorenzo!