Durata | 2:40 h |
Difficoltà | intermedia |
Distanza | 7.8 km |
Quota della partenza | 416 m |
Quota dell’arrivo | 793 m |
Dislivello | 380 m |
Data escursione | 15/02/2025 |
L’escursione
È sabato, è passata da poco l’ora del pranzo. Una lunga e umida settimana di pioggia è appena giunta al termine. La mattina ti sei svegliato tardi, il grigiore della città assopisce i sensi e la volontà.
All’improvviso, un timido raggio di sole penetra tra i palazzi, supera la finestra e la tenda e ti entra dritto dritto negli occhi assonnati. Lo spirito dell’avventura aspettava soltanto il più flebile dei segnali per ridestarsi dal suo torpore, e comincia a scuoterti l’animo a destra e a manca. Il desiderio ineluttabile di tornare tra i monti si fa strada in un lampo, ma ormai è tardi, cosa mai si può più fare prima che giunga il tramonto?
Il sentiero “Lo Spirito del Bosco” viene in tuo soccorso!
A soli 40 minuti da Monza (50 minuti da Milano), si parte dal parcheggio di via Gajum a Canzo indicato nel percorso di komoot , a quota 416 m, o se ci si trova davvero a corto col tempo anche dall’inizio dell’anello in corrispondenza delle cascate del Gajum, se vi si trova parcheggio, per risparmiare i primi 80 m di dislivello su strada asfaltata.
Subito bisogna scegliere se percorrere l’anello in senso orario o antiorario. Noi abbiamo scelto il senso orario, prendendo la strada sulla sinistra, perché ci è parsa più assolata.
Si imbocca una mulattiera che costeggia da una parte un bosco di latifoglie, notevolmente spoglio in questo mese di febbraio, e dall’altra parte si affaccia su Canzo.



La mulattiera prosegue con pendenza dolce e costante, inferiore al 20% fino alla Prim’Alpe, dove troviamo un punto di ristoro e un grande spiazzo predisposto per un falò, con ampi spazi per sedervisi attorno.


Appena superato questo piccolo luogo di sosta, imbocchiamo il vero e proprio percorso del Sentiero dello Spirito del Bosco, sotto un fitto di aceri costellato da gnomi, fate, animali mistici di legno che paiono usciti da fiabe celtiche e racconti popolari.
Lo spirito del bosco ha addirittura allestito parecchie casette della giusta misura per folletti dispettosi o bambini coraggiosi, e un labirinto che si dice mutare ogni volta che lo si visita. Attenti a rimanere incantati da una strega e perdere il senso del tempo…


Giungiamo finalmente al giro di boa dell’anello, alla Terz’Alpe, a quota 783 m. I più attenti avranno notato che non siamo passati dalla Second’Alpe, raggiungibile solo scegliendo la via più alta parallela al sentiero dello spirito del bosco, ottima per chi è in mountain bike ma sicuramente meno affascinante.
Da qua finalmente abbiamo uno scorcio ravvicinato sui famosi Corni di Canzo, peraltro raggiungibili in un’altra ora e mezza di cammino. Ma oggi è tardi, non abbiamo nemmeno tempo per visitare i castagneti giganti a un quarto d’ora dal rifugio. Iniziamo dunque a costeggiare il torrente Ravella, che dà il nome alla val Ravella in cui ci troviamo, e dolcemente a perdere quota.
Ben presto ci troviamo circondati da innumerevoli rivi e rivoletti, salti e cascatelle, polle e ponticelli e il gentile crosciare dell’acqua che allegramente balzella e saltabecca in ogni dove. Non riusciamo a tenere un buon passo, il richiamo del torrente è irresistibile, ancor più con la luce dell’appropinquarsi del tramonto. In più, i cartelli del sentiero geologico ci raccontano dell’orgine di questa zona calcarea, delle acque pietrificanti, dei massi erratici che incontriamo sul sentiero e delle bellissime serpentiniti blu e verdi che scopriamo essere rocce metamorfizzate da plutoni magmatici in raffreddamento.

Concludiamo la nostra avventura, con gli occhi traboccanti di bosco, su una comoda mulattiera che infine ci riporta alla partenza.
Abbiamo impiegato circa 3 ore, ma sostenendo il passo e evitando pause senz’altro 2 ore sono sufficienti a completare il percorso.
La pianta del giorno
Nono sono un esperto di botanica, anzi tutt’altro, ma ammiro e invidio chi riesce a riconoscere e nominare le piante che incontra sui sentieri. Dunque mi sono proposto di fotografare una pianta in ogni mia escursione, e una volta a casa di identificarla per costruirmi nel tempo un bagaglio minimo di conoscenza.
Riesci a riconoscere questo fiore dai cinque petali giallo pallido e dalle foglie carnose?
- Ranuncolo favagello
- Anemone gialla
- Primula comune

Clicca qui per scoprire la risposta!
La risposta è: Primula comune!
Curiosità:
- Il nome Primula deriva dal latino primus, perché è uno dei primi fiori a sbocciare in primavera, a volte anche tra la neve.
- Storicamente, veniva usata come rimedio naturale per mal di testa, ansia e insonnia grazie alle sue proprietà sedative leggere. Le radici contengono saponine con effetti espettoranti.
- I fiori e le foglie giovani sono commestibili e possono essere usati in insalate o per decorare dolci, ma le radici possono essere leggermente tossiche.
- È una pianta importante per gli insetti impollinatori all’inizio della primavera, quando il cibo scarseggia.
Alla prossima avventura!